Sembra davvero inevitabile che per poter fare certi salti di qualità sia necessario farsi dei nemici.
Che poi sono loro che diventano tali, nel momento in cui noi fissiamo la nostra direzione e loro non la possono sopportare. Non sono nemici da odiare (“ama il tuo nemico” G.d.N.), sono persone che mettendo i loro bastoni/parole/gesti (di solito cose che sono contro ogni buon senso) nelle nostre ruote, ci dicono implicitamente che il nostro viaggio ha una sua fisionomia, una sua coerenza, quasi una sua giustezza.